Lo spettacolo teatrale che si snoda sulle vicende legate alle Pizzocchere Serrarie, un ordine laico di donne che nel Seicento operavano fra le mura dell’ex Convento dei Domenicani, oggigiorno Biblioteca civica. Erano donne nubili dedite all’assistenza della popolazione più povera di Pordenone, avvolte da un alone di mistero, su cui spesso aleggiavano leggende, in alcuni casi in odore di santità.
Silvia Lorusso ha scelto di raccontare questo spaccato poco conosciuto della storia della città con la creazione di un canovaccio che ripercorre il vissuto delle Pizzocchere ricreandone le storie personali che le hanno portate ad abbracciare l’ordine.
In particolare, attraverso l’accoglienza di una giovane madre in fuga dalla famiglia (Carla Vukmirovic) da parte delle Pizzocchere in scena (Viviana Piccolo, Silvia Corelli, Clelia Delponte), affiorano il legame, la solidarietà, la condivisione femminile, l’affrancarsi da destini prestabiliti: «Nell’ordine delle Pizzocchere trovavano rifugio donne che fuggivano da matrimoni forzati, violenze domestiche, prostituzione, vedove – spiega la regista Silvia Lorusso – costituivano una rete di sorellanza che si dedicava all’assistenza dei più sfortunati, in osservanza dei principi di fede con un giuramento al cospetto dei Commissari, i Sacerdoti preposti. Soprattutto, entrare a fare parte dell’ordine, rappresentava per le donne del tempo, la possibilità di essere libere e di avere uno scopo, di sentirsi utili e unite nella sorellanza”
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Testo e regia Silvia Lorusso