L’allestimento si snoda sul filo della memoria legata alle testimonianze e al vissuto della cultura materiale e rurale delle donne della Carnia tramite i racconti delle levatrici condotte, e dei racconti orali tramandati da generazioni, come sottolinea Silvia Lorusso: “Pratiche, gesti, credenze radicate nei secoli, saperi femminili ancestrali, che appartengono alla cultura materiale contadina delle donne delle valli Carniche, e che prendono forma nella trasposizione scenica artistica e teatrale, dando vita ad uno spaccato storico ed evocativo della memoria dei luoghi e delle donne curatrici. E non solo, con le attrici Caterina Di Fant, Elisa Menon, Valentina Rivelli, abbiamo cercato di percorrere una linea temporale che rappresentasse l’evoluzione della donna e delle tematiche legate al parto attraverso gli anni, dai più lontani nel passato fino all’ospedalizzazione delle partorienti avvenuta attorno agli anni Settanta, per interrogarci infine sulla situazione odierna, in un viaggio che ci ha portato ad immergerci artisticamente in uno dei passaggi più importanti della donna e della vista stessa”.
Lo spettacolo è liberamente ispirato al libro di Barbara Vuano “Nascere nella cenere” edito da Forum Editrice nella Collana "La stanza delle voci" dell'archivio Etnotesti dell'Università di Udine